Episodio 8

Yora’zan era un veterano di mille battaglie. All’apice della carriera, quando pareva che le porte per gli alti comandi Antar fossero pronte a spalancarsi di fronte a lui, aveva perso un braccio in un banale incidente. Per quanto in molti giurassero che non aveva perduto nulla della sua efficacia in combattimento, aveva deciso di abbandonare il servizio operativo e accettare di dirigere la scuola di Asleen Mer.
In piedi, di fronte al suo comandante, con accanto Undar, Ka, che non amava essere al centro dell’attenzione lontano dal fronte della battaglia, si sentiva leggermente a disagio.
“Tulivor ha esagerato, stavolta. Protesterò formalmente con il comandante della scuola, per quanto io sia persuaso che non serva proprio a nulla. Di certo saranno più colpiti dal fallimento della loro operazione. E da come abbiamo restituito loro i cadetti catturati”.
Ka ripensò al commando nemico. Avevano lasciato gli avversari legati ognuno a un albero diverso, distanti l’uno dall’altro, con una borraccia d’acqua a testa. Poi avevano comunicato a Tulivor la posizione del primo allievo, accanto al quale avevano lasciato gli indizi per trovare il secondo, e così via, in una caccia al tesoro che era costata a Vastir e Bulk due giorni di ricerche prima di scovare l’ultimo compagno. Il capobranco.
“Quest’avventura può dirsi terminata. Undar, tu devi immediatamente tornare ai tuoi compiti. La guerra delle scuole è alle porte. Tu invece, allievo Ka, ti sei guadagnato sul campo il ruolo di capobranco”.
“Comandante, – rispose Ka, senza abbandonare la posizione marziale che era tenuto ad assumere di fronte a un superiore – sono lusingato dal suo premio, ma io, se mi è permesso, chiedo di lasciare Neker quale capobranco. Qualora dovessi guadagnarmi questo onore, vorrei che fosse attraverso il consueto percorso, e non per un evento eccezionale”.
Yora’zan non rispose subito. Forse spiazzato dalla richiesta di Ka, si prese quasi un minuto per riflettere su quanto detto dall’allievo.
“Ciò che hai detto potrebbe essere considerato un atto di insubordinazione, ma – alzò la mano a zittire Ka prima che tentasse di rispondere – la tua richiesta è nobile. Da vero leader. Andate allora, per soldati giusti e valorosi come voi due c’è sempre molto da fare”.
Congedatisi da Yora’zan, Undar e Ka si avviarono verso i propri alloggi. La lupa ora aveva un atteggiamento molto diverso da quello assunto la prima volta che si erano incontrati. Ora trattava Ka da pari.
“Quindi Lork ha intuito che eri stato tu a fare quello strano verso. Ma come faceva a sapere cosa volevi che facesse?”
“In buona parte ha improvvisato. È un tipo sveglio. Sapeva solo che io ero nei paraggi”.
“Ah! Quindi quel verso non aveva un significato particolare”.
“Non è esattamente così. Quando ero bambino, andavo spesso a trovare mio nonno che viveva tra le montagne, in una riserva faunistica. Era una sorta di guardia forestale, che proteggeva gli animali che dimoravano in quell’area. Tra le varie specie sotto osservazione, c’era un particolare tipo di uccello, eccezionalmente intelligente, che aveva sviluppato un linguaggio elementare ma efficace. Mio nonno me lo insegnò”.
Undar era stupefatta “Un linguaggio?”
“Molto semplice. Era in grado di comunicare concetti come ho fame oppure pericolo, o ancora aiuto. Il verso che ho fatto significava sono qui o sto arrivando. Il resto lo ha fatto Lork, al quale ho insegnato a interpretare alcuni suoni, un po’ per gioco, un po’ per sviluppare un linguaggio segreto tra noi due”.
“Non siete poi male, voi del primo anno. Magari ti chiederò di insegnarlo anche a me, potrebbe tornare utile. Ci vediamo, cadetto” lo salutò Undar, che era ormai arrivata davanti alla sua camerata.
“Un momento, toglimi una curiosità. Ma cosa ti ha fatto questo Orak per farti arrabbiare così tanto?”
“Ė una lunga storia. Forse un giorno te la racconterò. Guarda, ci sono i tuoi compagni. Va’ da loro”.
Lork e gli altri lo stavano osservando a distanza, quasi intimoriti dalla presenza di Undar.
“Quella lupa è una forza della natura” osservò Neker quando Ka li raggiunse.
“Vero” confermò Suba. Neker lo guardò, poi gli diede una pacca sulla spalla, sorridendo.
Lork, con espressione offesa, mise all’erta Ka “Ehi, non vorrai mica rubarmi la ragazza, vero?”
“Oh no. È pazza di te. Andiamo ragazzi o faremo tardi a lezione”.
“Sul serio? Te lo ha detto lei? Davvero? Ka? Ka!”
Non ricevette risposta. L’amico si era già messo a correre, seguito dall’intero branco.