Episodio 7

Vastir e Bulk si inoltrarono nella foresta. Il comunicatore del cadetto di Asleen Mer mandava brevi scariche e rumori intermittenti.
“Questo rimbambito deve aver lasciato il comunicatore acceso. Non dovremo neanche fare la fatica di cercarlo, basterà seguire il segnale. Ma ad Asleen Mer cosa insegnano? A combattere, o è più una scuola di cucina?”
Bulk non riuscì a trattenere una risata “Be’, vorrà dire che ci faremo preparare una bella torta”.
Questa volta fu Vastir a ridere. Il tono della conversazione non cambiò fino a quando sbucarono nella Piana Dorata.
“Dalla potenza del segnale, dovrebbe trovarsi nel raggio di un chilometro quadrato. Bulk, coprimi le spalle, non vorrei che provasse a battersi”.
“Ci credo poco. In ogni caso hai ragione, meglio essere prudenti”.
Procedendo a distanza i pochi metri l’uno dall’altro, si avvicinarono a un gruppo di cespugli che costeggiavano una stretta ansa di un torrente.
Vastir si appiattì a terra. Bulk seguì immediatamente il compagno, portandosi al coperto dietro un mucchio di sassi scuri. Da quella posizione poteva proteggere i movimenti dell’amico.
Un lieve movimento fece ondeggiare il cespuglio. Vastir puntò il fucile a schiume solide verso il bersaglio.
Quando il suo obiettivo uscì, fece fuoco.

“Ti scappa?” chiese il capobranco, come parlasse a un bambino.
“Sono ore che la tengo”.
“Vai su ciglio della scarpata e falla da lì”.
“Ho paura dell’altezza”.
“E allora tienila”.
“Ok, ho capito. Spero di non farmela addosso prima di essere arrivato a destinazione”.
L’altro alzò le spalle, quasi annoiato.
Lork, seguito da un cadetto di Tulivor, si fermò sull’orlo del precipizio. Nella luce del tramonto, Goroc appariva talmente vicina da dare l’impressione di poterla raggiungere solamente allungando il braccio.
Sotto di lui, lungo la parete scoscesa, una figura scura stava faticosamente salendo verso la cima.

“Ma che cosa…” Vastir ci mise qualche secondo a comprendere cosa fosse successo. La preda era sfuggita, ma a lui non importava più.
Bulk diede voce ai suoi pensieri “Ci ha giocati! Ha legato il suo trasmettitore a quel… coso, – indicò un animaletto tozzo, con lunghe zampe posteriori e piccole orecchie appuntite che li osservava in modo quasi provocatorio a una decina di metri di distanza – per farci girare a vuoto. Cosa sperava di ottenere?”
Vastir pensava di averlo capito “Dobbiamo subito avvisare gli altri. È una trappola!”
Bulk guardò il compagno, sconfitto “La foresta assorbe tutto il segnale. Non c’è modo di contattare il branco senza i ripetitori. E noi li abbiamo spenti”.

“Ma quanto ci metti?” chiese il cadetto che stava sorvegliando Lork.
“Ehi, non è facile espletare i propri bisogni con le mani legate… ecco, ci sono quasi…”
“Avanti, muoviti!” lo ammonì l’altro, nervoso.
Lork si voltò. Aveva le mani libere “Questo è per te” annunciò, lanciando un pesante sasso dritto sul piede destro del suo avversario.
Questi fece un balzo, tenendosi il piede dolorante e ululando di dolore. Alle spalle di Lork, come comparso dal nulla, Ka balzò addosso all’allievo di Tulivor. Con un gesto fluido gli sfilò il fucile a schiume solide e sparò un getto che lo inchiodò a terra, bloccandogli le gambe. Poi gli prese una granata accecante, e la lanciò in direzione del capobranco nemico.
La bomba espose a mezz’aria, abbagliando tutti, a eccezione di Ka e Lork.
Il commando di Tulivor, ridotto a soli tre elementi, cercò di reagire all’attacco. D’istinto, il capobranco sparò un getto in direzione di Lork, ma mancò il bersaglio. Ka invece lo centrò in pieno, serrandolo in una morsa di schiuma solida.
La guardia alle spalle di Neker fece per slanciarsi verso gli avversari, ma Neker gli fece lo sgambetto, costringendolo a crollare a terra. In un istante, Azer e Intini gli balzarono addosso, dando il tempo a Lork di raggiungerlo e neutralizzarlo.
Il terzo elemento avversario non ebbe scampo: puntato da Undar, che lo caricò a testa bassa, si schiantò al suolo con violenza. Prima che si riavesse, la lupa gli era già addosso, schiacciandogli testa e spalle con la forza delle gambe.
Nel volgere di pochi secondi, lo scontro era terminato a favore di Asleen Mer. Lork abbracciò l’amico, complimentandosi con lui, come fecero gli altri, una volta slegati.
“Ottimo lavoro, cadetto Ka. – intervenne Undar, col ginocchio ben piantato nell’incavo del collo del suo avversario – Adesso che ne dici di venire a liberarmi le mani?”